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Santuario Diocesano del Miracolo Eucaristico

SECOLI VIV - XVII

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descrizione

Nei pressi del Palazzo Comunale sorge l’ex convento di S. Agostino con l’annessa cappella del Miracolo Eucaristico, imponente edificio in laterizio la cui costruzione, iniziata nel 1338, fu completata nel 1441.
La prima costruzione fu realizzata modificando l’antica struttura esistente rappresentata da una chiesina dedicata a S. Maria Maddalena (1254), così chiamata ai tempi di Alessandro IV (?-1261), come riferito dagli storici offidani Rosini ed Allevi, e da un piccolo romitorio.
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Veduta panoramica della Chiesa di Sant'Agostino

Nei pressi del Palazzo Comunale sorge l’ex convento di S. Agostino con l’annessa cappella del Miracolo Eucaristico, imponente edificio in laterizio la cui costruzione, iniziata nel 1338, fu completata nel 1441.

La prima costruzione fu realizzata modificando l’antica struttura esistente rappresentata da una chiesina dedicata a S. Maria Maddalena (1254), così chiamata ai tempi di Alessandro IV (?-1261), come riferito dagli storici offidani Rosini ed Allevi, e da un piccolo romitorio.

Tali lavori di modifica (dalle fondamenta) terminarono durante il priorato di un certo frate Jacopo, come è dato leggere sulla facciata centrale della chiesa: "Tempore prioratus fra tris Jacobi hoc peractum fuit sub kD. MCCCCXXXXI" (1441).

La conferma di tali lavori è sostenuta dallo storico Rosini che ci parla di modifiche sostanziali già a partire dal 1350 ed è testimoniata da una epigrafe posta sulla parete settentrionale della chiesa.

Tale epigrafe, di difficile lettura, riporta con chiarezza la seguente datazione: Anno Domini MCCCL VIII (1358).

Nel XVI sec., come attestato da atti del notaio G. B. Radicotica, risalenti ai periodo 1493-1514, fu rinnovato il pavimento dell’intera chiesa.

Altri importanti rifacimenti furono effettuati nel 1933 e nel 1937. Anche il convento, secondo quando detto da Rosini, fu più volte modificato, precisamente nel 1609-1618 e addirittura rinnovato dalle fondamenta nel 1625.



portale cinquecentesco in pietra bianca della facciata del santuario di S.Agostino

Una epigrafe riporta un restauro con la data del 1795. Il tempio presenta caratteri che si riferiscono al 1686. Una epigrafe del 1688, sulla facciata di sinistra della chiesa, parla di lavori, evidentemente, di abbellimento della struttura.

La facciata, pertanto, presenta una forma di stile barocco. Sul portale troviamo un frontone e due nicchie da statue e le tracce del trecentesco rosone murato.

La parte settentrionale della chiesa ricorda senz’altro, nonostante le modifiche, l’antica chiesa trecentesca; infatti si notano elementi decorativi romanico-gotici, tra i quali i fregi ad arco.

L’antica porta, di cui rimane un arco ornato di fregi, venne sostituita con un portale cinquecentesco in pietra bianca.

Questo fu effettuato, probabilmente, durante i lavori per il rifacimento del pavimento.

La cupola della chiesa è di forma ottagonale. Nella parte posteriore si eleva l’abside con il Campanile-Torre dal caratteristico bulbo bizantino. Nell’interno della Torre veniva conservata la Cassa Comunale, come da Statuto Comunale del 1524 (Cap. 2- Libro 10) e da documenti dell’Archivio Comunale).



Chiostro di S.Agostino

Nel 1574 si realizzava il chiostro a forma di quadrilatero chiuso da un parapetto con lunghe file di colonne ottagonali, con base a capitelli di pietra, ed archi a tutto sesto. In una parete del chiostro viene riportata la data A.D. MDLXXIIII (1574).

Al centro del chiostro il consueto pozzo. Dal chiostro si accedeva al refettorio.

Attualmente il refettorio non esiste più perché i locali sono stati adibiti ad aule scolastiche, come del resto tutti i locali presenti nei pressi del chiostro.

Tale utilizzazione ebbe inizio già dal 1870, dopo la legge di esproprio dei beni ecclesiastici del 1866. La volta del refettorio e quella del chiostro erano affrescate, come ci riferisce l’Allevi nella sua opera "A zonzo per Offida". Tali affreschi erano per lo più rappresentati da immagini di fiori, foglie, conchiglie ed animali fantastici, opere del 700, attribuite all’offidano Giuseppe Carlini. Purtroppo il tutto è rovinato.



Interno della Chiesa di Sant'Agostino

Interno

L’interno della chiesa si presenta ad una sola navata a croce latina ed è ricca di capitelli dorati del sec. XVIII. Infatti una lapide, con a fianco due angeli dorati e posta sopra il portale maggiore del tempio, riporta la seguente epigrafe:

"D.O.M. templum hoc-novis ornandum fornicibus-auratis nobilitandum ornamentiset ea-quam eremitanus patitur census-nobilitate instaurandum-patres cura runt-anno pubblicae salutisMDCCLXIII" (1763).

A destra e a sinistra si notano, in alto, nicchie con statue raffiguranti santi dell’Ordine agostiniano: "S. Agostino, S. Fulgenzio, S. Simpliciano, S. Prospero, S. Tommaso da Villano va, S. Gelasio papa".

Diversi gli altari laterali e numerose, nonché pregevoli, le tele presenti. Nel primo altare di destra è collocata "l’Adorazione dei Magi" di Carlo Allegretti di Monteprandone (sec. XVII).

Tale opera risulta senz altro la più pregiata. L’artista infatti ha saggiamente illuminato la parte superiore del quadro con un uso magistrale della luce.

È un notturno di classico effetto e meravigliosamente eseguito. Nel secondo altare "S. Tommaso da Villanova" del pittore ascolano Ludovico Trasi (1634-1694).



Carlo Allegretti, Adorazione dei Magi sec. XVII

Nel terzo altare troviamo una statua lignea raffigurante "S. Nicola da Tolentino", del sec. XVII.

Sui quattro pilastri della cupola, in stile barocco, quattro tele che riproducono episodi del Miracolo Eucaristico. Furono donate dalla famiglia Vitali di Offida nel 1759.

Proseguendo, a sinistra dell’abside, altare con "la statua della Immacolata Concezione".

Nel secondo "Madonna con Santi" (1761) di F. Ricci di Fermo (1715-1 793).

Nel terzo "Madonna di Gennazzano" di Nicola Monti (1 736-1795). L’altare Maggiore, deI 1934, è opera dello scultore offidano A. Sergiacomi, che è anche l’autore della Via Crucis.

Al centro dell’altare un "Crocifisso ligneo", di autore ignoto del sec. XVI.

Dietro l’altare maggiore è visibile il coro in noce a due ordini di posti del sec. XVIII, opera di Alessio Donati (sec. XVIII), offidano, detto il "Mastro" dei cori.

Dal coro si accede, attraverso una scaletta, alla cappella del Miracolo Eucaristico.

Nella chiesa si conserva anche il reliquiario della Sacra Spina, tale reliquiario di forma cilindrica, del 1400, è costituito da strisce di oro ed argento e da un cristallo contenente una S. Spina, come vogliono la tradizione e la credenza popolare (Statuto di Offida libro 1 cap. 3).

lI sindaco di Offida doveva offrire alla chiesa di S. Agostino, per la festa della S. Spina, un cero di 6 libbre.



Croce Santa

In fondo all’abside, in una edicola protetta da una cancellata in ferro e da due sportelloni in noce del sec. XV, sono conservati i resti di un miracolo eucaristico avvenuto a Lanciano (Abruzzo) nel 1273.

Tali resti sono rappresentati da una parte di ostia convertita in sangue e carni umane, da una tovaglia del sec. XIII e da un coppo, ove sono visibili tracce di sangue.

Parte dell’ostia è conservata in un’artistica croce in argento dorato del sec. XIV, opera di un valente orafo veneziano.

Un particolare interessante da un punto di vista storico riguarda la tovaglia; risulta essere l’unica tovaglia di uso domestico del sec. XIII che si conosca.

Le reliquie vengono esposte al pubblico solo il giorno della Croce Santa, festa che si celebra il 3 Maggio.

Anticamente la ricorrenza del 3 Maggio assumeva carattere di particolare solennità ed otto giorni prima della festa, mentre le campane suonavano a distesa e le salve degli archibugi rompevano il silenzio, sulle torri del Palazzo Comunale e della Chiesa di S. Agostino, ove erano custoditi il Tesoro comunale e il Bussolo del governo (Statuto Libri 10, cap. lI), venivano issate le bandiere della franchigia ed in questo periodo gli Offidani venivano esentati dal pagamento dei debiti ed i commercianti forestieri dal pagamento del dazio.

Venivano mandati Nunzi speciali per fare bandire pubblicamente, per terre e città, che chiunque volesse venire alla fiera, che si teneva per l’occasione, avrebbe potuto farlo senza timore per la venuta, per la permanenza e per le proprie merci (Statuto di 0ffida, libro III, cap. 48, pag. 31).



Reliquiario della Croce Santa

La sera precedente, alcuni armigeri venivano messi di guardia davanti alla porta del tempio perché nessuno disturbasse le donne che vegliavano in preghiera (Statuto libro Il, cap.12).

Il giorno della festa si svolgevano il Palio dell’Anello, l’assalto ai tre castelli, uno nel piano Mostacci, uno nel piano di S. Nicola e uno davanti alla chiesa di S. Agostino (Statuto libro lI, cap.12) e la solenne processione seguita da un gran numero di pellegrini che, dalle prime ore del mattino, avevano già attraversato il tempio strisciando le ginocchia sul pavimento in segno di penitenza, per chiedere grazie.

Durante le festività della S. Croce si svolgevano in Offida (Statuto libro III cap. 48) delle fiere che iniziavano otto giorni prima della festa e continuavano per otto giorni dopo.

Il miracolo è un avvenimento accaduto nel 1273 a Lanciano ed è la storia di Ricciarella e del marito Giacomo Stasio, carrettiere, i quali passavano giornate fra continui litigi.

La donna, per riconquistare la pace familiare, si fece convincere da una fattucchiera a trafugare l’ostia consacrata durante la comunione mattutina per mescolarla nei cibi del marito e, dopo aver a lungo meditato, la pose su un coppo arroventato per polverizzarla.

A questo punto avvenne il prodigio perché l’ostia si trasformò in brandelli di carne ed il sangue incominciò ad uscire così copioso tanto che la donna fu costretta a tamponare il coppo, sul quale aveva posto l’ostia, con una tovaglia domestica.

Presa dal rimorso seppelli tutto nella stalla sotto il letame ma, alla sera, quando il marito tornò dal lavoro, il mulo si rifiutò di entrare nella sua dimora.

Solo dopo ingiurie e percosse il mulo entrò nella stalla, ma si inginocchiò con il muso rivolto verso il luogo dove erano sepolti i resti dell’atto sacrilego.

Siccome la scena si ripeteva tutte le sere e l’armonia fra i coniugi diventava sempre più precaria, la donna confessò tutto a fra Giacomo Diotallevi, priore del convento agostiniano, il quale prese i resti del miracolo e, nel 1280, li portò ad Offida.

I consoli ed i religiosi offidani, dopo aver ascoltato il racconto del priore, decisero di onorare degnamente il miracolo e commissionarono ad un valente orafo veneziano una croce d’argento all’interno della quale furono posti i resti del prodigio (sec. XIV).

Durante il viaggio di ritorno verso Offida le reliquie sfuggirono miracolosamente alle navi del doge il quale, venuto a conoscenza che un monaco della Marca trasportava via mare delle cose prodigiose, aveva deciso di impadronirsene per arricchire Venezia di un altro tesoro.

Da allora le reliquie sono conservate nella chiesa di S. Agostino.

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