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Ex Convento di San Francesco

(Enoteca Regionale delle Marche)
SECOLI XII - XVII

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descrizione

L’ex convento dei Francescani (Minori Osservanti).di San Francesco è situato lungo via G. Garibaldi nei pressi della piazza Bergalucci, precedentemente denominata S. Agnese.
Il fabbricato, evidenzia l’antica struttura di un castello medioevale.
Proprio all’interno di tale struttura, nella prima metà del sec. XIII, fu aperto l’antico monastero, passato alle Clarisse nel 1245 e nel 1554 ai frati francescani.
Lo storico G. Allevi, nel suo volume... (continua nei dettagli)



Antica foto del ex convento di San Francesco scattata verso le Mura Castellane

L’ex convento dei Francescani (Minori Osservanti).di San Francesco è situato lungo via G. Garibaldi nei pressi della piazza Bergalucci, precedentemente denominata S. Agnese.

Il fabbricato, evidenzia l’antica struttura di un castello medioevale.

Proprio all’interno di tale struttura, nella prima metà del sec. XIII, fu aperto l’antico monastero, passato alle Clarisse nel 1245 e nel 1554 ai frati francescani.

Lo storico G. Allevi, nel suo volume ";A Zonzo per Offida", ci dà le seguenti informazioni:

"Tra folte boscaglie, alle falde del colle di Garbino, un miglio circa da Offida, era una chiesuola solitaria dedicata a S. Martino. Filippo, vescovo di Fermo, che insieme ai suoi canonici ne aveva dominio, supplicato dalle Clarisse, ne faceva loro concessione con tutti i beni pertinenti alla chiesina, perché vi edificassero un monastero. E così queste monache, verso il 1230, vivente ancora la loro istitutrice Chiara d’Assisi (1194-1253), vennero e posero stanza in S. Martino. Ma, trascorsi appena pochi anni, per i torbidi delle guerre che in quel tempo sconvolgevano le nostre contrade, trovandosi esposte a continui pericoli da parte di so/data glie sfrenate, domandarono ed ottennero nuovamente licenza dallo stesso vescovo, l’8 Ottobre 1241, di poter trasferire il dominio della chiesa di S. Martino in un altro monastero entro la terra di Offida con tutte le immunità, libertà, diritti e beni di essa chiesa".

Per erigere entro la Terra di Offida la nuova chiesa ed il convento era stato già ceduto dal priore del monastero di S. Maria della Rocca, con atto notarile deI 4 Novembre 1236, il piazzale di S. Agnese (ora piazza Bergalucci).

A quest’atto notarile parteciparono, come testimoni, frate Andrea e frate Bernardo, due conventuali che, come aggiunge l’Allevi, non esistendo ancora in Offida conventi di Francescani, alloggiavano presso le stesse Clarisse.

Gregorio IX (1170-1241) a tale proposito, con una bolla deI 28 Ottobre 1239, aveva confermato tale donazione, anche se tale atto era stato effettuato seza l’autorizzazione dell’abate di Farfa, a cui era soggetto il monastero di S. Maria.

Le Clarisse, dopo aver fatto demolire la chiesina dedicata a S. Agnese, fecero costruire la nuova chiesa ed il convento, dedicandoli a S. Francesco e, nell’anno 1245, si trasferirono nel nuovo convento. Innocenzo IV (1195-1254), con le bolle del 23Ottobre e dell’11 Novembre 1245, confermava la donazione del 1236 e nel giugno deI 1246 sottoponeva il monastero di S. Francesco alla direzione e al governo dei Frati Minori.

Le Clarisse rimasero in questo monastero fino al 1515. In tale anno Leone X (1474-1521), con una bolla, affidava a mons. Roberto Tibaldeschi, vescovo di Civita in Calabria e vice-legato della Marca, il delicato compito di compiere un’indagine sui presunti malcostumi e le abitudini delle monache.

Nello stesso anno si procedeva alla soppressione della Comunità e sia il monastero che il fabbricato, con la chiesa, venivano ceduti ai Frati Minori (Francescani) che ne prendevano possesso, definitivamente, neI 1554. L’Allevi, nella sua opera citata, ci riferisce, a tale proposito, episodi di ";scandaloso idillio d’amore fra le monache e i giovani biondi e belli archibugieri di Francia";.

Anche lo storico offidano C. Arduini conferma tali episodi poco edificanti.

I Frati Minori, dopo aver preso possesso di tali beni e venduto le proprietà delle Clarisse, procedettero alla sistemazione del monastero, ingrandirono la chiesa e costruirono un campanile.



Chiostro del Ex convento di San Francesco

L’Allevi precisa:

"Venduti i possedimenti delle Clarisse, i Francescani modificarono la chiesa, ampliarono il convento riducendolo allo stato attuale.., allungarono a levante ed a ponente il vecchio monastero, lo rialzarono di un piano; poi, dal lato del mezzodì, costrussero tre nuovi corpi di fabbrica formanti col monastero un quadrato, dentro il quale compreso il claustro. Questo claustro (chiostro) spazioso, è foggiato sulle maniere architettoniche di quello delle monache caduto in rovina, ed era girato superiormente al portico da un ordine di loggette, che più tardi vennero rimurate”.

I lavori terminarono nei primi decenni del sec. XVII. Riparazioni ed ulteriori lavori furono effettuati neI 1775, come da atti del Consiglio Comunale. I frati, come attestato da una seduta del Consiglio Comunale deI 7 Marzo 1781, sono ancora alloggiati presso il convento di S. Francesco.

Si giunge così alla soppressione dell’Ordine durante il periodo napoleonico. Le notizie ci vengono fornite da documenti raccolti nel 1856 dai padri della Provincia. Restaurato il governo papale, l’edificio fu restituito ai religiosi francescani. Nel 1866 veniva approvata la legge di generale soppressione degli Ordini Regolari.

In tale occasione il Comune chiedeva alle autorità competenti l’utilizzo del convento per adibire tale luogo a sede delle scuole elementari e dell’asilo infantile e il 27 Luglio 1870, dopo lunghe trattative tra il Comune e il Ministero, si perveniva alla cessione della chiesa, del convento ed annessi al Comune.

Nel 1872, dopo vani tentativi per utilizzare l’edificio a struttura scolastica, una parte del convento veniva utilizzata a Carcere Mandamentale.



Interno dell'ex convento ora adibito ad Enoteca

NeI 1906 anche la chiesa veniva sconsacrata e veniva utilizzata parte a mulino, parte a forno. Attualmente grazie al restauro dell’intero edificio voluto dall’Amm.ne Com.le viene riutilizzato per scopi socio-culturali e turistici e, dal 1999, ospita nelle sale interne l’Enoteca Regionale delle Marche.

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